Chiesa di Santa Maria dell’Immacolata e la Cripta dei cappuccini

Il 4 ottobre del 1626, papa Urbano VIII Barberini pose la pietra per la costruzione della Chiesa di Santa Maria dell’Immacolata a via Veneto. I lavori furono seguiti dal frate-architetto Michele da Bergamo. Come tutte le chiese cappuccine è divisa in una sola navata, con cappelle laterali rialzate e chiuse da cancellate in legno. Solo l’altare principale fu costruito in marmo per volontà di papa Urbano VIII. 

La maggior parte delle pale d’altare delle cappelle sono state realizzate da artisti di fama, partendo dalla navata destra troviamo:

Cappella di San Michele Arcangelo, che custodisce il San Michele Arcangelo realizzato da Guido Reni e il Cristo deriso opera dell’olandese Gherardo delle notti, che mostra una forte influenza caravaggesca. 

Cappella della trasfigurazione che prende il nome dal soggetto della pala d’altare di Mario Balassi; molto toccante è la Natività di Giovanni Lanfranco. Entrambe le opere commissionate dai Barberini.

Cappella di San Francesco, in cui spiccano due opere del Domenichino: la pala con San Francesco riceve le stimmate, donata come ex voto dall’artista per essere stato guarito da una pericolosa indisposizione. Osservando l’opera si vedono delle aggiunte, poiché in origine era collocata su una delle pareti dell’altare maggiore, di più piccole dimensioni. Sulla parte sinistra l’affresco dell’Estasi, commissionato all’artista fin dalla costruzione del convento. 

La Cappella dell’Orazione di Gesù nell’orto degli ulivi, con la tela di Baccio Ciarpi, commissionata dai Barberini è seguita dalla Cappella di Sant’Antonio di Padova, con pala d’altare di Andrea Sacchi.

Sull’altare maggiore l’Immacolata Concezione di Giacomo Bombelli, dipinta nel 1814, sostituisce quella del Lanfranco, distrutta dall’incendio del 1813, durante l’occupazione francese di Roma. Residui della tela originale del Lanfranco (due gruppi di angeli) si trovano in sacrestia.

Sulla navata sinistra invece, partendo dall’altare: Cappella di San Bonaventura, sempre di Andrea Sacchi la tela che da il nome alla cappella.

La Cappella della Madonna della speranza, con un’immagine devozionale di Maria del sec. XIX.

Cappella della Pietà, con pala d’altare di Andrea Camassei e il San Francesco che riceve le stimmate di Gerolamo Muziano; proviene dal precedente convento di San Bonaventura.

Cappella di San Felice da Cantalice, dedicata al primo santo cappuccino i cui resti sono conservati sotto l’altare, al di sopra del quale svetta la pala  di Alessandro Turchi con San Felice da Cantalice che riceve il Bambino Gesù da Maria.

Infine la Cappella di San Paolo con il San Paolo riceve il battesimo da Ananìa di Pietro da Cortona. 

La chiesa inoltre è molto conosciuta perché al di sotto della navata destra si trova la cripta dei cappuccini. Essa è costituita da un lungo e stretto corridoio lungo il quale si aprono sei cappelle. La particolarità del posto è che è decorato con ossa di frati cappuccini, un modo un po’ macabro per invitare il visitatore a riflettere sul tema della fugacità del tempo e della morte, che accomuna tutti. L’autore dell’opera è ignoto e sicuramente il lavoro è stato compiuto in un arco temporale che va dagli anni ’30 e ’70 del XVIII secolo. 

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