Basilica di Santa Maria in Cosmedin

Notevole per le sue belle colonne antiche. Il grande mascherone di marmo che si trova sotto il portico, è stato chiamato dal popolo Bocca della verità. Chi faceva un giuramento, vi metteva la mano, e se il giuramento era falso la bocca di marmo non mancava di serrarsi. E’ una delle chiese più curiose di Roma.

Stendhal, Passeggiate Romane

 

Nei pressi del Foro Boario, l’antico mercato del bestiame, nel VI sec. venne costruito un edificio di culto cristiano, sui resti dell’Ara Maxima.

La zona presentava una forte componente greca, per via della sua connotazione commerciale. La loro presenza aumentò durante l’Iconoclasmo, la lotta orientale contro le icone, quando dei monaci fuggiaschi, che scapparono con delle icone sacre, trovarono accoglienza a Roma. Papa Adriano I (772-795) concesse alla comunità greca romana il piccolo edificio, che assunse il nome di Santa Maria in Cosmedin, dal greco Kosmedion, cioè ornamento che venne ampliato, decorato con affreschi e marmi. L’edificio andò incontro a molteplici restauri, importante è quello avvenuto nel XII sec. dopo l’invasione di Roberto il Guiscardo. Nei secoli successivi l’edificio venne arricchito da sovrastrutture barocche, eliminate da un importante restauro condotto da Giovan Battista Giovenale sul finire del XIX sec.

Si accede alla basilica da un portico, caratterizzato dalla presenza della famosa Bocca della Verità, tanto amata dai turisti. La tradizione vuole che inserendo la mano nella bocca durante un giuramento, se si giura il falso la mano venga addentata. Il mascherone, venne collocato nel portico nel 1632, e non è altro che un tombino di grandi dimensioni.

L’interno dell’edificio è suddiviso in tre navate da colonne e capitelli di recupero. In particolar modo, sono rimaste in situ le colonne romane nella controfacciata e nel muro sinistro della navata di sinistra, che forse appartenevano al tribunale annonario oppure al sacello concesso funzionalmente con l’ara di Ercole.

Entrando nella navata centrale si ammira lo straordinario pavimento cosmatesco, uno dei più antichi di Roma datato 1119-1124, nella parte alta presenta un ciclo di affreschi, del primo quarto del XII sec., con scene neo e vetero testamentarie di difficile lettura, a causa dello stato precario in cui si conserva. La navata si conclude con la schola cantorum, ripristinata durante i lavori di restauro dell’Ottocento. La struttura comprende anche due amboni datati al tempo di papa Callisto II ( 1119-1124), come la cattedra collocata nell’abside, costituita da due braccioli in forma di protomi leonine e una ruota di porfido come schienale.

Notevole anche il cero pasquale pasquale costituito da una colonna tortile cosmatesca e da un leone con le zampe strette intorno alla base.

Il ciborio, in stile gotico fiorentino, è datato intorno al 1295, ed è stato commissionato dal cardinale Francesco Caetani e realizzato da Deodato di Cosma, il firmatario dell’opera.

Gli affreschi che decorano l’abside centrale e le absidiole laterali sono tutti in stile medievale, ma di fine Ottocento. L’abside destra è decorata con storie di San Giovanni Battista; quella centrale con la Vergine in trono tra santi; quella di sinistra con episodi della vita della Vergine.

Nella chiesa è custodito anche un frammento musivo dell’VIII sec. con la scena dell’Adorazione dei Magi, proveniente dall’oratorio di papa Giovanni VII nell’antica Basilica di San Pietro.

Al di sotto della chiesa si trova la cripta, voluta da papa Adriano I nell’VIII sec, in cui è possibile vedere i blocchi di tufo dell’Ara Massima di Ercole.

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