Chiesa di Sant’Agnese in Agone

Una delle più grandiose chiese di Roma. Fu un luogo di prostituzione. Sinfronio, prefetto di Roma, vi fece condurre la giovane Agnese: un miracolo la salvò dagli oltraggi più infami. Innocenzo X la fece ricostruire; la facciata è una delle migliori del Borromini.

Stendhal, Passeggiate romane

La chiesa di Sant’Agnese in Agone si affaccia su Piazza Navona, che a sua volta sorge sugli spalti dello Stadio di Domiziano, di cui conserva la forma. 

Sui resti dell’antico edificio romano venne costruita una chiesetta dedicata a Santa Caterina e a Sant’Agnese, che secondo la tradizione venne proprio martirizzata nello stadio. Papa Callisto II decise di ampliare l’edificio con l’ingresso dal lato opposto, rispetto a quello attuale, quindi su via dell’Anima. Degli importanti cambiamenti avvennero nella piazza con i Pamphilj, che decisero di costruire una grande residenza di famiglia e di ricostruire, in maniera grandiosa, la chiesa  affidando i lavori a Girolamo e Carlo Rainaldi. 

Una volta ultimata la costruzione del Palazzo i Rainaldi passarono alla chiesa, ma papa Innocenzo X Pamphilj nel 1653 decise di sollevarli dall’incarico e far proseguire i lavori a Francesco Borromini.  Quest’ultimo a sua volta non ultimò i lavori, per problemi con il nuovo pontefice Alessandro VII Chigi, e nuovamente Carlo Rainaldi venne chiamato a dirigere il cantiere.

Si accede alla chiesa dalla straordinaria facciata concava, su cui svettano due campanili, al fianco di quello destro si erge la scultura di Sant’Agnese con la mano sul cuore. La colomba con il ramoscello di ulivo, simbolo dei Pamphilj, riecheggia nella decorazione della facciata.

L’edificio si presenta a pianta a croce greca con al centro un ottagono, sormontato da una cupola, presentante sugli assi principali l’ingresso, l’abside e cappelle laterali. Nei quattro lati diagonali rispetto agli assi, tra coppie di colonne si aprono quattro nicchie in cui sono posizionati altrettanti altari in rilievo dedicati a: Santa Emerenziana, decorato con il martirio della Santa realizzata da Ercole Ferrata e Leonardo Retti; Santa Cecilia, con la pala dedicata alla Morte della Santa eseguita da Antonio Raggi; Sant’Eustachio con la pala dedicata al Martirio del Santo commissionata a Melchiorre Caffà, ma ultimata dal Ferrata e Giovanni Francesco Rossi; a Sant’Alessio  con la pala di Giovanni Francesco Rossi.

L’altare principale dell’abside venne realizzato, un po’ più tardi rispetto agli altri, nel 1673 da Domenico Guidi con la Sacra Famiglia con Santa Elisabetta, San Giovanni e Zaccaria

Le quattro cappelle invece sono dedicate a: Sant’Agnese, San Filippo Neri, Santa Francesca Romana e San Sebastiano. Dalla cappella di Sant’Agnese, attraverso una scala, si accede alla cripta, l’unica parte superstite dell’antica chiesetta, costruita sul luogo dove avrebbe trovato la morte la giovane Agnese. 

Annessa alla chiesa la Sagrestia progettata da Borromini, ma ultimata da Andrea Baratta, un ambiente utilizzato per funzioni private dalla famiglia. 

 

 

 
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