Piazza della Minerva è così chiamata poiché sorge in prossimità dell’ormai scomparso tempio di Minerva Chalcidica ed è caratterizzata dalla presenza di un curioso elefantino reggente un obelisco proveniente dall’Egitto dedicato al faraone Ofra, vissuto nel VI sec. a.C. Fu papa Alessandro VII Chigi che, dopo il ritrovamento del piccolo obelisco nel giardino del convento della chiesa di Santa Maria sopra Minerva, incaricò Gian Lorenzo Bernini della realizzazione del monumento nel 1667. Il progetto fu ideato dal Bernini, che si ispirò ad una xilografia contenuta nell’ Hypnerotomachia Poliphili, libro stampato a Venezia nel 1499, ma il suo collaboratore Ercole Ferrata lo realizzò.
L’elefantino poggia su un basamento su cui è incisa un’iscrizione latina che tradotta cita: “Chiunque qui vede i segni della Sapienza d’Egitto scolpiti sull’obelisco, sorretto dall’elefante, la più forte delle bestie, intenda questo come prova che è necessaria una mente robusta per sostenere una solida sapienza”.
Particolarità dell’elefantino, oltre il suo aspetto un po’ arrotondato che portò i romani a soprannominarlo “Pulcino della Minerva”, che deriverebbe da porcino ossia maialetto, sono le terga rivolte verso il convento dei Frati. Questa particolarità sarebbe legata ad un episodio avvenuto durante la fase progettuale del monumento, durante la quale il domenicano Giuseppe Paglia avrebbe proposto anche lui un progetto, bocciato a favore di quello del Bernini. Il Frate, per ripicca, si sarebbe poi intromesso nella valutazione del progetto del Bernini, insistendo che sotto la pancia dell’elefante ci fosse un basamento, nascosto attualmente dal drappo, senza il quale l’elefantino non si sarebbe mai retto solo sulle quattro zampe. Bernini tentò di opporsi a questa soluzione, ma alla fine dovette cedere. La terga rivolte verso il convento, unite alla coda in movimento, starebbero ad offendere e salutare l’ottusità dei frati.
Fa da scenografia all’elefantino la basilica di Santa Maria sopra Minerva.