Piazza Navona Roma

Di tutto ciò ch’io ho visto qui e altrove la fontana di piazza Navona è quella che più mi ha sorpreso: bisogna pur dire che nulla in questo genere è più augusto e di più meravigliosa esecuzione. Essa a prima vista mi colpi di più che la stessa chiesa di San Pietro, sebbene sia lontano da me il pensiero di paragonarle l’una all’altra. Figuratevi, in mezzo alla piazza, questa massa di rocce forate a giorno; questi quattro colossi del Danubio, del Nilo, del Gange, del Rio della Plata, coricati sugli angoli delle rocce, versanti dei torrenti d’acqua; questo Nilo che nasconde la testa, questo bei leone che esce dalla sua caverna e viene ad abbeverarsi alla fonte; questo cavallo che beve dall’altro lato; questi serpenti striscianti sulla montagna questi getti d’acqua che zampillano da tutti i lati sulle punte delle rocce, e in cima un obelisco di granito, che a vederlo bisogna alzare la testa.

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Piazza Navona è il simbolo della Roma Barocca poiché ha visto all’opera i più importanti artisti del tempo: Bernini e Borromini. Sorge sui resti degli spalti dello stadio di Domiziano di cui conserva esattamente la forma dell’edificio romano. Il nome della piazza deriva da Agone ossia giochi, a ricordare le gare di atletica svoltesi all’interno dello stadio.

E’composta da tre fontane, ma inizialmente erano presenti solo le fontane laterali, quella del Moro e quella del Nettuno, aventi un aspetto diverso da quello attuale. La loro costruzione venne affidata a Giacomo della Porta che progettò, per entrambe, una vasca inferiore mistilinea più grande di quella superiore della medesima forma.


Fontana del Moro

La fontana del Moro venne decorata con tritoni che suonano la buccina, alternati a mascheroni affiancati da mostri marini e al centro, dove attualmente c’è la scultura del Moro, un gruppo di scogli.

La fontana del Nettuno invece era composta solo dalle due vasche mistilinee, ma priva di sculture decorative.

L’aspetto della piazza cambiò radicalmente quando la famiglia Pamphilj fece costruire da Carlo e Girolamo Rainaldi lo straordinario palazzo che affaccia sulla piazza: Palazzo Pamphilj, attuale ambasciata del Brasile e li incaricò anche di ricostruire la chiesa di Sant’Agnese in Agone.

Papa Innocenzo X Pamphilj decise anche di abbellire la piazza, affidando a Gian Lorenzo Bernini la costruzione della fontana dei quattro fiumi e gli chiese anche di modificare la fontana del Moro, l’artista in quest’occasione sostituì il gruppo centrale degli scogli con il Moro che lotta contro il delfino.

I lavori per la costruzione della fontana dei quattro fiumi si protrassero dal 1649 al 1651. La fontana è costituita da quattro fiumi, simboleggianti i quattro continenti conosciuti a quei tempi. I fiumi sono il Gange rappresentato con un remo ad indicare la navigabilità del fiume, simbolo dell’Asia, il Nilo rappresentato con gli occhi bendati poiché si ignorava la sua origine, simboleggia l’Africa, il Gange, simboleggia l’America e infine il Danubio ricorda l’Europa. Oltre alle personificazioni dei fiumi sono presenti anche altre sculture tra cui un cavallo, un leone e una palma. Le sculture a loro volta fanno da base ad un obelisco alto 16,53 metri di età domizianea, che prima di essere collocato sulla fontana, svettava sulla spina del circo di Massenzio.

Secondo la tradizione inizialmente la costruzione della fontana sarebbe stata affidata a Francesco Borromini, ma Bernini attuò uno stratagemma per ottenere la committenza. Si dice che l’artista regalò a Donna Olimpia Maidalchini, cognata del papa e donna molto avida, soprannominata dai romani la Pimpaccia di piazza Navona, una scultura in argento del suo progetto della fontana e solo così riuscì ad ottenere la committenza.

Francesco Borromini invece ricette l’incaricò di ultimare la chiesa di Sant’Agnese in Agone caratterizzata da una straordinaria facciata, che mostra sul lato destro, in prossimità del campanile, Sant’Agnese con la mano sul cuore. Per quanto riguarda la posizione di questa scultura c’è un aneddoto che vuole che la Santa abbia la mano sul cuore per rassicurare il Rio della Plata, che ha un braccio sollevato quasi a volersi proteggere, di stare tranquillo che la facciata della chiesa non sarebbe crollata. Ovviamente è solo un aneddoto nato per sottolineare la rivalità tra Bernini e Borromini, infatti la facciata è stata ultimata dopo la fine dei lavori della fontana.

La fontana del Nettuno rimase priva di decorazione fino alla fine del 1800, quando gli scultori Della Bitta e Zappalà vinsero il concorso indetto dal comune di Roma nel 1873 e realizzarono il Nettuno che lotta contro una piovra e e Nereidi con con putti e cavalli marini.

Fanno da cornice alla piazza oltre palazzo Pamphilj e la chiesa di Sant’Agnese in Agone, anche Palazzo Braschi, la chiesa di San Giacomo degli Spagnoli e Palazzo Lancellotti.

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