IL PRIMO DELL’ANNO A MARZO
Il Capodanno attuale risale alla festa del Dio romano Giano. Però anticamente il Dio di più grande rilievo a Roma era Marte, padre di tutti i romani, sicchè a Marzo iniziava il nuovo anno.
Romolo, nei Fasti di Ovidio, invoca il Dio della guerra dedicandogli il primo mese dell’anno:
”Signore delle armi (Marte), dal cui sangue mi ritengo nato e, affinché sia creduto, darò molte prove, da te proclamiamo l’inizio per l’anno romano: il primo mese sarà dal nome del padre”
In realtà si festeggiava il risveglio della vegetazione con l’equinozio di primavera. Infatti Marte anticamente era Mavor, Dio dei giardini e della vegetazione che nulla aveva a che fare con la guerra. Era figlio della Grande Madre, Jauna, da cui Juno e Giunone, che lo ebbe, secondo una tradizione più tarda, toccando un narciso, secondo altri toccando un fiore particolare dell’Etolia.
Insomma la Grande Madre che partoriva senza marito, cioè da Vergine, fece il figlio vegetazione che ogni anno moriva al solstizio di inverno e risorgeva all’equinozio di primavera. Del resto anche il Cristo muore e rinasce ogni anno e per giunta una delle lodi alla Vergine Maria la definisce: ” Janua coeli” cioè porta del cielo, come era definita appunto Ianua, la porta dei tre mondi, celeste, terreno e infero.
Tutto questo però è il culto italico. I Romani, popolo guerriero, si crearono il mito di Marte che giace con la vestale Rea Silvia e diventa padre di Romolo e Remo:
“O bellicoso Marte“, invoca Ovidio all’inizio dei suoi Fasti: “lasciati per un poco lo scudo e la lancia, assistimi e sciogli le lucenti chiome dall’elmo. Forse tu stesso chiedi che attinenza ci sia per un poeta con Marte: da te prende nome il mese che è cantato”.