Il 6 aprile 1483 nasceva ad Urbino Raffaello Sanzio, che la casualità vorrà che morirà lo stesso giorno di 37 anni dopo, il 6 aprile 1520 a Roma.
Maestro a soli 15 anni, sarà un vero prodigio soprattutto nella pittura, ma anche in architettura, mostrando di avere anche delle grandi capacità manageriali, costituendo una bottega numerosa, talentuosa e proficua.
Giunto a Roma, da Firenze, nel 1508 darà subito prova nell’Urbe delle sue capacità iniziando a lavorare nella decorazione delle stanze dell’appartamento di papa Giulio II della Rovere, comunemente conosciuto come le stanze di Raffaello in Vaticano. I lavori proseguiranno ben oltre la morte dell’urbinate grazie alla sua bottega.
Inoltre nella Pinacoteca Vaticana sono esposti anche importanti lavori come la Madonna di Foligno, la Pala Oddi e la Trasfigurazione, ultima opera a cui mise mano l’artista, ma non facendo in tempo a finirla, fu terminata da Giulio Romano, il suo collaboratore prediletto.
Raffaello lascia a Roma preziosi capolavori ammirabili anche al di fuori del Vaticano, come le Sibille nella chiesa di Santa Maria della Pace, la Galatea e la Loggia di Amore e Psiche a Villa Farnesina alla Lungara, e la cappella Chigi nella chiesa di Santa Maria del Popolo, lavori tutti commissionati dal ricco banchiere e mecenate Agostino Chigi.
Nella chiesa di Sant’Agostino invece si trova il profeta Isaia commissionato dal protonotaro apostolico lussemburghese Johan Goritz.
A fine marzo del 1520 ammalatosi gravemente, consapevole che i suoi giorni stavano per giungere alla fine, fa testamento scegliendo che la sua bottega venisse gestita da Giulio Romano e Giovan Francesco Penni. Lasciò anche disposizioni circa la sepoltura, chiedendo di essere seppellito nel Pantheon dove tuttora riposa. Celebre l’epitaffio di Pietro Bembo che cita: “Qui giace Raffaello, dal quale la natura temette mentre era vivo di esser vinta; ma ora che è morto teme di morire“.